Ogni giorno siamo circondati da segnali radio, di cellulari o della tv, ma non siamo in grado di vederli. Nello stesso modo il nostro cuore, il cervello, gli organi e le emozioni emettono un segnale, contengono informazioni, sono una forma di energia: producono un vero e proprio campo che noi non siamo in grado di vedere. Abbiamo tuttavia in noi la capacità di percepirlo: di fatto è ormai appurato che tutto è energia.
Noi stessi siamo manifestazione di un fenomeno energetico.
Non solo, tutta l’energia è interconnessa: tra le cellule, i corpi, le varie forme, e l’universo non vi è separazione, ma un unico campo che ci unisce.
Tutto è un immenso Campo Elettromagnetico a frequenze molteplici: tale Campo è coerente, tutte le sue parti hanno coesione, sono Unità.
Portiamo in noi modelli informativi connessi con il Campo e la sua coerenza. La malattia, in questo senso, può essere vista come un’interruzione di coerenza, una separazione, uno stato di non unità. Il cambiamento di vibrazione che risulta da questa non coerenza porta l’energia a concentrarsi, o comunque a modificare il suo flusso naturale.
Tuttavia l’informazione ha la caratteristica di ordine ed è questo che rende possibile per i campi di ordinare se stessi, potremmo dire “riarmonizzarsi”: il nostro sistema ha in sé la capacità di ritornare a uno stato integro.
L’operatore olistico è colui che ha sviluppato presenza percettiva, la capacità di riconoscere, ascoltare e sintonizzarsi con il flusso dell’energia vitale: le tecniche bioenergetiche forniscono lo strumento per attivare l’energia vitale e ripristinarne il flusso.
Ma c’è di più!
L’operatore olistico applica un preciso modo di osservare, una specifica attitudine che definirei sacra: questo costituisce il ponte per un corretto funzionamento di qualunque tecnica utilizzata.
Lo sguardo è rivolto all’intero della persona, alla sua natura multidimensionale; l’intenzione è alta, non giudicante e mira a guarire, cioè a riaccordare, a portare ad uno stato di interezza, di origine: si può’ assistere alla scomparsa del malessere come progresso secondario della guarigione, ma non si tratta di curare, ossia eliminare il sintomo come focus di azione, competenza specifica e importantissima di altre figure professionali.
Ma perche’ guardare all’intero è così importante?
In Fisica Quantistica è stato rilevato che quando si osservano le particelle, per esempio attuando misurazioni, questo crea un effetto sul loro comportamento, modificandolo. Attraverso l’osservazione, le particelle assumevano una forma definita e reale. Di fatto questo dimostra che la capacità creativa della mente ha il potere di modificare fenomeni e materia.
Si comprende quindi che porgere lo sguardo all’intero è in qualche modo “renderlo tale”, è portare a quella vibrazione di coerenza. L’osservazione imprime quindi un’informazione cellulare: ”tu sei intero, tu hai tutto quello che ti serve”.
Sguardo e tecnica offrono un’esperienza che semina un’informazione di armonia; con la ripetizione tale informazione diventa memoria nella persona, che andrà a lavorare creando gli aggiustamenti necessari. Questo avverrà sempre nel rispetto del libero arbitrio personale e del percorso di vita del singolo, per il suo bene maggiore.